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GORILLA NELLA NEBBIA
(GORILLAS IN THE MIST)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 16 marzo 1989
 
di Michael Apted, con Sigourney Weaver, Julie Harris (Stati Uniti, 1988)
 
"In ogni film, anche nel più controllato, c'è un momento nel quale qualcosa d'intimo, d'imprevisto affiora in superficie.

In GORILLA NELLA NEBBIA succede quando a Sigourney Weaver, la brava attrice americana che indossa - fisicamente e psicologicamente - le impegnative sembianze di Dian Fossey (celebre etologa che consacrò 18 anni della propria vita a studiare e salvaguardare i gorilla delle montagne tra lo Zaire ed il Ruanda, prima di finire misteriosamente assassinata il 26 dicembre l985) si scoprono denti e gengive.

Fino a quel punto, il film aveva ritratto con la tipica professionalità del cinema americano la vera storia di Dian: l'incontro con l'antropologo Leakey che accetta d'inviarla nell'Africa più sperduta per conto del National Geographic, quello ancor più azzardato con i gorilla ripresi in cattività nella selva, le lotte disperate con i bracconieri e le superstizioni locali per garantire la sopravvivenza di una razza in via di scomparsa, le difficoltà nella solitudine del continente nero per una donna bianca (per certi aspetti il personaggio ricorda quello di Karen Blixen portato recentemente sullo schermo da Merryl Streep in OUT OF AFRICA).

Ma quel punto, il meccanismo si rompe: il prodigio scientifico, l'incanto poetico, il miracolo ecologico rappresentato dall'incontro perfetto dell'individuo con l'animale e la natura circostante, sconfinano in quella terra di nessuno che divide il ragionamento dalla follia. L'itinerario mitico ed eterno dell'uomo verso le sue origini e la propria identità, nella commovente e pietosa degenerazione che s'afferma quando i vizi della società umana trionfano sugli eletti di buona volontà. Scoprendo denti e gengive, la protagonista cessa di comprendere i gorilla: ed incomincia a far parte di loro.

Solo il cinema del fantastico, che è poi il cinema della poesia, avrebbe potuto esprimere questo passaggio, ambiguo ed affascinante, tra il raziocinio e l'intuizione, tra la realtà e l'inconscio: e GORILLA NELLA NEBBIA sarebbe entrato a far parte di quelle opere che hanno saputo esprimere la dialettica fra l'uomo ed il suo ambiente, come quelli di Flaherty o di Boorman. Il film di Apted (regista che in passato aveva proposto opere oneste come NASHVILLE LADY o GORKY PARK) si limita - fin dove può - a registrare il dicibile: scene "autentiche" girate in libertà, ma anche imitazioni con maschere e pellicce varie. L'esitazione colpevole tra emozione documentarista e drammatizzazione della finzione. E l'impossibilità - incolpevole certo - di esprimere l'indicibile."


   Il film in Internet (Google)

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